VITE IRRISOLTE
Luciano Bianciardi e Pier Paolo Pasolini
VITE IRRISOLTE
Perché questo titolo affrontando la storia di vita di due grandi scrittori del novecento italiano ?
Due vite diverse, due successi diversi, due conclusioni di vita diverse, ma tanti sono sono i punti che li possono unire , dalla critica verso il consumismo, alla lotta politica tutta di sinistra, al fatto che sono scomparsi troppo giovani per immaginare quanto ancora avrebbero potuto donare a tutti noi; irrisolte quindi perché avevano raggiunto degli alti livelli , ma molto avevano ancora da capire di se stessi.
Luciano Bianciardi
Grosseto 14/12/1922
Milano 14/11/1971
Pier Paolo Pasolini
Bologna 5/3/1922
Lido di Ostia (Roma) 2/11/1975
Bianciardi vive e trascorre tutta la sua vita scolastica fino alla maturità a Grosseto,
Pasolini ha invece un percorso molto travagliato cambiando continuamente fra piccole città friulane, per poi raggiungere Cremona nel 1932, poi Reggio Emilia ed infine al liceo Galvani di Bologna. Il padre era un militare e gli spostamenti erano continui.
Entrambi si maturarono con una anno di anticipo, vista i voti altissimi, più per Pier Paolo che per Luciano, che aveva sul collo il fiato di una mamma molto opprimente sullo studio.
Nel 1939/40 si iscrivono alla stessa facoltà di Lettere e Filosofia, certo in due città diverse, ma in facoltà prestigiose: La normale di Pisa per Bianciardi, l’Alma mater di Bologna per Pasolini.
Da bambini avevano passioni diverse che continuarono a coltivare: il grossetano per il violoncello e l’inglese, Pier Paolo per il disegno e la letteratura.
Nel 1943 si ritrovano entrambi in guerra: arruolati, prendono due strade diverse, che si concludono con la fuga di Pasolini, che si rifugia a Casarsa in Friuli dalla madre, con il congedamento per Bianciardi, dopo essere stato al seguito di un reparto inglese che risaliva dalla Puglia.
Nel 1945 mentre quest’ultimo si iscrive al Partito d’azione e comincia ad insegnare inglese, l’altro si laurea a Bologna con una tesi sul Pascoli. Nello stesso periodo comincia anche la sua partecipazione al Partito Comunista, mentre suo fratello viene trucidato dai partigiani nella strage del Porzius.
Pasolini comincia a scrivere recensioni, articoli e poesie per vari piccoli giornali locali, mentre nel 1948 Bianciardi si laurea in Filosofia con una tesi su John Dewey e si sposa, divenendo padre un anno dopo.
Nello stesso anno Pasolini entra nel mondo della scuola insegnando lettere alle medie in vari piccoli paesi intorno a Casarsa e prende parte sempre più attivamente alla vita del Partito Comunista.
Nel 1951 anche Bianciardi diviene insegnante di inglese prima alle medie e poi nel suo stesso liceo di Grosseto e contemporaneamente direttore della Biblioteca Comunale e realizza un’idea molto interessante insieme a Carlo Cassola: Bibliobus cioè portare libri e cultura in tanti piccoli paesi intorno a Grosseto, ed anche organizzare uno dei primi Cineclub italiani, immagine che ci ricorda il film Cinema Paradiso.
Per Pasolini invece il 1950/51 è un anno orribile: subisce il primo processo per atti osceni compiuti fra ragazzi di scuola. Fugge con la madre a Roma, viene interdetto dall’insegnamento e poco dopo espulso dal Partito comunista, nonostante poi verrà assolto. Il primo di 33 processi che tormenteranno la sua vita.
La vita a Roma è molto povera, conosce la miseria e l’umiliazione di chi vive nelle periferie più abbandonate; mentre la madre fa la cameriera (ed era una maestra) Pier Paolo ricomincia a scrivere per piccoli giornali letterarie dopo due anni può riprendere l’insegnamento in una scuola privata di periferia.
Anche Bianciardi scrive recensioni, articoli e brevi saggi storici per giornali tipo Belfagor, il Mondo, l’Avanti .
Il 1954 è invece l’anno di svolta per Bianciardi. Nel borgo di Ribolla, terra di minatori, uno scoppio in miniera uccide 54 persone. Lo scrittore, sconvolto, fugge a Milano con l’intento di far saltare con una bomba la sede della Montedison. Non attuerà il piano, ma resterà a Milano conducendo una vita piuttosto difficile, creandosi anche una seconda famiglia con Anna. La sua attività di traduttore dall’inglese lo porterà a far nascere insieme ad Antonello Trombadori e Giangiacomo Feltrinelli la omonima casa editrice.
Motivazioni diverse portarono entrambi gli scrittore a fuggire dai propri luoghi di origine, l’uno, tormentato dalla propria omosessualità mai nascosta e pubblicamente dichiarata, l’altro dalla sua volontà di combattere per quella classe operaia che cercava di istruire. Entrambi però trovano la forza di andare avanti avendo coscienza della loro cultura.
A questo punto le due “carriere” apparentemente divergono.
Pasolini scrive poesie ed inizia e completa il suo primo romanzo, che tanti guai giudiziari e di mala critica gli porterà : Ragazzi di vita. Coltiva amicizie letterarie importanti quali Gadda, Caproni e Bertolucci ed altre più discutibili, ma vicine al suo modo di vivere quali Penna ed i fratelli Citti.
Bianciardi inizia a scrivere la sua trilogia, dopo essere stato licenziato dalla Feltrinelli per scarso rendimento: Lavoro culturale, dove l’io narrante autobiografico lo colloca a Grosseto ed il secondo, l’Integrazione a Milano. Per lui il successo non era essenziale, amava una vita di riflessione e senza troppi scarti, la ricchezza non lo interessava, preferiva contare le pagine da tradurre per vedere quanto avrebbe guadagnato e che ciò bastasse per vivere decentemente.
Pasolini invece prende il volo: l’amicizia con Livio Garzanti lo porta a pubblicare un secondo romanzo “Vita violenta” in cui le borgate romane assumono sempre più importanza. Nei primi del 1960 comincia anche, ed è una svolta notevole, la sua collaborazione come sceneggiatore con i più grandi registi dell’epoca quali Fellini, Bolognini e Bertolucci .
Nel 1961 è egli stesso regista di un film che, come sempre, scandalizzerà l’opinione pubblica e verrà vietato per la prima volta ai minori di 18 anni: Accattone. La censura lo schioderà ad una serie di processi che molto si rivolgeranno contro il suo modo di vivere.
Nel 1962, mentre Bianciardi raggiunge un buon successo con “La vita agra” (il romanzo che completa la trilogia autobiografica), che lo porta a girare per l’ Italia con le presentazioni si convince sempre più che ciò non è il suo ideale, ma che lo farà vivere meglio, quindi si “conforma” al successo; Pasolini produce film e libri in continuazione: “Mamma Roma “ con Anna Magnani, un quadro terribile delle borgate più nere oppure “La ricotta”accusato di blasfemia. Ottengono successo e premi all’estero (Cannes, Berlino) ma vengono stroncati in Italia e compresi solo da una certa elite , che può permettersi di sfidare il comune senso del pudore.
Nel 1964 Bianciardi segue la sceneggiature della Vita agra, che sotto la regia di Carlo Lizzani e l’interpretazione di Ugo Tognazzi, ampliano il suo successo, ma lo scrittore comincia ad isolarsi dal mondo letterario e dopo aver rinunciato a scrivere per il Corriere della Sera diretto da Montanelli, si dedica solo al giornale Il Giorno, quello che serve per vivere, ritirandosi a Rapallo , lasciando così la metropoli in pieno boom economico e consumistico. Si dedica alla critica televisiva e per qualche tempo conduce anche Telebianciardi per la Rai.
Nel 1969 esce il suo ultimo romanzo “Aprire il fuoco”, sempre autobiografico contro il consumismo. Rientra a Milano, scrive una bella biografia su Garibaldi , ma nel 1971 muore alcolizzato; ecco la sua vita irrisolta che si perde in una forma di suicidio dello spirito.
Negli stessi anni Pasolini sforna film come “Teorema” con la splendida Mangano, sempre criticato e poco compreso e comprensibile per le masse. Le sue opere si fanno sempre più difficili. La trilogia “Decameron” “Racconti di Canterbury “ “I fiori delle mille e una notte” sono apprezzati come quadri caravaggeschi, ma raggiungono livelli di crudezza che solo l’ultimo film, uscito postumo “Salò e i 120 giorni di Sodoma” supera , tanto da essere censurato a lungo. Bellissime sono invece le sue raccolte di poesie, sia in italiano che in friulano che lui eleva a livello di lingua e non dialetto.
L’ultimo film /romanzo non finito “Petrolio” è una specie di preavviso di ciò che succederà, come “Gli scritti corsari “ raccolta dei suoi articoli scritti per il Corriere della Sera “ fra i quali c’è il famoso “Io so , ma non ho le prove “
Arriva quindi una sera di novembre, come tante di quelle vissute da Pasolini, la sua vita viene annientata da quel mondo che purtroppo lo aveva talmente pervaso, da divenire esistenziale . E’ il 1975 ed anche la sua vita è tragicamente irrisolta, perché avrebbe potuto produrre ancora molto, anche se sicuramente non sarebbe mutata.
“Chi si scandalizza è sempre banale, ma aggiungo, è sempre male informato” Parole di Pasolini
“L’intellettuale diventa un pezzo dell’apparato burocratico – commerciale, diventa ragioniere “ afferma amaramente Bianciardi.
Entrambi avevano intuito i disastri a cui il consumismo degli anni sessanta stava inesorabilmente spingendo l’intera umanità, soprattutto verso la solitudine dell’uomo contemporaneo.
La differenza sta nel fatto che in Bianciardi si apre, verso la fine, un barlume di speranza nella ribellione della coscienza che guida la voglia di riscatto; mentre in Pasolini è un grido di assoluta disperazione:“Io posso essere uno che non crede, ma uno che non crede che ha nostalgia per qualcosa in cui credere .”
Autrice dell articolo Dott.ssa Vera Marcolini