Vieni a prendere un caffè ?
Quante volte al giorno questa frase viene scambiata fra le persone? Incalcolabile, perché ovunque è un normale, amichevole invito a fare qualche chiacchiera accompagnati dall’ aroma più conosciuto al mondo.
Ma quante persone si saranno mai domandate quando nasce il luogo dove il caffè si gusta? Penso non molte, ma la storia del caffè inteso come locale in cui la bevanda si assapora , è molto interessante.
La caffetteria era un luogo che già alla fine del cinquecento esisteva fuori dall’Europa , soprattutto in Turchia e nei paesi arabi.
I notevoli contatti sia commerciali che purtroppo anche bellicosi con l’Impero Asburgico , fecero sì che il più antico dei caffè sia nato in Austria, a Vienna , nel 1684, curato da Johannes Diobato, un armeno a cui venne assegnato dall’imperatore il privilegio di far conoscere questa nuova bevanda .
Nel 1686 fu la volta di Parigi in cui il siciliano Procopio Coltelli aprì il locale Procope , che è tutt’ora un caffè centro culturale e meta di turisti da tutto il mondo:
In Italia il locale che per primo assunse un fama non indifferente, è stato Il Florian , in piazza San Marco a Venezia.
Vi era già una Bottega del Caffè fin dal 1683 , che si trasformò poi nel più famoso Florian , dal nome del suo primo proprietario . In questo caffè, divenuto anche centro di incontro fra artisti , scrittori e grandi musicisti, spicca Carlo Goldoni, che poi mise in scena la vita di questo luogo nella sua commedia “La Bottega del caffè”.
Ancora oggi è centro d’attrazione per le molte attività che svolge, fra le quali la promozione dell’arte contemporanea e della musica, che accompagna sempre le giornate dei clienti.
A seguire nel 1722 veniva aperto il Pedrocchi a Padova, nel 1733 Gilli a Firenze noto come Bottega dei pani dolci e nel 1763 Il Greco a Roma, Al Bicerin a Torino, il Gambrinus a Napoli.
Il caffè romano deve il suo nome al primo proprietario tale Nicola della Maddalena, di origine greca. La sua apertura fu più ritardata rispetto agli altri famosi caffè, in quanto il Papato considerava la bevanda, di origine mussulmana, come opera del Diavolo. Leggenda narra che fu Papa Clemente VIII, avendo assaggiato di nascosto un caffè, a togliere il divieto perché trovò molto buona la bevanda.
Famoso il caffè torinese, frequentato abitualmente da Camillo Benso conte di Cavour, dove la tazzina era ed è tutt’ora servita con tre ingredienti: Caffè latte e cioccolato, dosati in modo ancora coperto da segreto.
Fra la fine del settecento ed il 1900 migliaia di caffè aprirono in Europa, tutti divenuti centri di attrazione culturale, come per esempio nel caffè Frauenhuber nato nel 1764 a Vienna dove suonarono sia Mozart che Beehtoven.
Sorge però spontanea una domanda: E il bar ? Oggi sembra non esserci differenza perché entrambi i locali servono di tutto, ma il bar aveva alla fine dell’ottocento, un altro scopo, cioè la vendita degli alcolici.
L’origine della parola è ancora incerta , ma viene generalmente assegnata alla Gran Bretagna e precisamente dalla parola barrier che era una barriera esistente nelle osterie e pub inglesi per dividere la mescita degli alcolici , dal luogo ove si poteva mangiare.
Una seconda origine, in realtà molto simile, deriverebbe da barred, cioè sbarrato, cioè quel luogo dove in periodo di sospensione di vendita di alcolici, veniva introdotta una sbarra che impediva l’accesso.
Qualunque sia la vera origine del vocabolo, il bar era più il luogo dove si consumavano alcolici e poco altro.
C’è una curiosità tutta italiana sulla nascita del primo bar italiano: Siamo a Firenze nel 1889 il signor Alessandro Manaresi apre un BAR, che secondo lui era un acronimo di Banco A Ristoro, col nome Caffè de’ Ritti, cioè dove il caffè veniva servito esclusivamente in piedi, per cui in modo espresso.
Anche i bar che si moltiplicano in tutto il mondo, divengono lentamente sempre più simili ai caffè, con una identità più popolare, anche se diventarono anch’essi luoghi di aggregazione soprattutto politica.
Fin dai primi del novecento anche le donne furono ammesse nei bar, fatto che nei caffè già avveniva, ma spesso con riferimento a donne che avevano a che fare col mondo dell’arte.
In Italia vi è sempre stata una offerta alta e diversificata, tanto che è proprio italiana l’dea di caffè al volo, pausa caffè, caffè espresso.
Nel 1933 viene lanciata la famosa Moka della Bialetti, che ha avuto l’onore di essere fra gli oggetti esposti al MoMa.
Oggi che ovunque in bar o caffè, si consumano gli aperitivi, può essere divertente sapere da dove nasce questa tradizione. Le origini sono antiche, perché i nostri antenati romani sapevano che bere qualcosa di amaro prima di un pasto apriva lo stomaco per poi poter mangiare a volontà .
Ecco allora che nel 1786 a Torino la distilleria Carpano produce il vermut (dal tedesco Wermut assenzio con erbe amare) un vino moscato trattato con erbe aromatiche e spezie con aggiunta di assenzio che può essere bianco o rosso. Ai primi del novecento sempre in Piemonte si afferma la Martini e Rossi con un vermut particolarmente speziato e con l’uso che ne verrà fatto per comporre il famoso cocktail, che da sempre ha reso famoso il marchio italiano nel mondo.
Credo che queste note sulla nascita di luoghi che tutti noi frequentiamo da sempre, siano piacevoli e facciano venire voglia di bere un buon caffè aromatico o di correre al bar per un Martini drY.
Come ultimo saluto vorrei scrivere una riga sulla parola caffè, inteso come pianta : Due possibilità, la prima è una parola araba qahwa che indicava una bevanda con effetti eccitanti; la seconda dalla regione etiopica Caffa dove da secoli si coltiva la pianta del caffè.
Buona degustazione!