Un progetto Olistico nel Chianti

Tra architettura e paesaggio

L’Olismo (dal greco olos, cioè “la totalità”) è una posizione filosofica basata sull’idea che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti.  La parola, insieme all’aggettivo olistico, è stata coniata negli anni venti da Jan Smuts (1870-1950) uomo politico, intellettuale e filosofo sudafricano, autore di Holism and Evolution (“Olismo ed evoluzione”) del 1926. Ervin László, tuttora operativo, al quale dobbiamo la “teoria dei sistemi”. Il suo è un pensiero che si avvicina a quello di Buddha: ogni sistema ha senso in una realtà di sistema maggiore che ne tesaurizza le risorse 


Progetto architettonico Studio Milani-Siena (www.studiomilani.eu) Progetto di paesaggio Arch. Annunziata De Comite-SIena (www.arscape.it)

Approcciarsi ad un progetto architettonico e di paesaggio secondo la teoria olistica porta alle estereme conseguenze ciò che per noi è l’architettura: comprensione di un bisogno, di un luogo e delle persone che lo useranno e ne implementeranno il carattere e le sue parti ed usi e poi creazione di un sistema complesso che riesca a rispondere a quell’indagine socio-antropologica e paesaggistica con la conoscenza della storia, della tecnica, del design attraverso soluzioni specifiche. 

Non c’era mai capitato di lavorare per qualcuno che ci chiedesse esplicitamente di approfindire questo approccio progettuale, ma ci siamo resi conto che nella continua ricerca del site specific come risposta estetico-formale alla complessità e unicità dei luoghi fossimo già permeati di una visione che nella creazione di sistemi complessi, fosse capace di trovare la sua essenza. In territori come il nostro, infatti, l’evidente compenetrazione di storia, natura, antropizzazione del territorio, l’incidenza di nuovi flussi di residenti temporanei oppure stanziali, che sempre di più frequentemente si inseriscono nel sistema produttivo locale, l’unicità di questa complessità che si riversa nel pensiero architettonico, non riscontrabile in altri paesi e in altri approcci alla trasformazione del territorio, richiede ancora più che altrove interazione tra discipline e conoscenze, capacità di sintesi attraverso l’innovazione spaziale.

Questa esperienza progettuale non ancora conclusa, è partita nel Chianti in un luogo dalle potenzialità inespresse, in cui il paesaggio umido del torrente a valle, con i maestosi pioppi lungo la riva misti a noccioli e more, si fonde con il fruscio delle vigne e degli ulivi lungo i pendii e col sussurro dell’acqua che sgorga attraverso sottili cannelle su sfondi in pietra locale.

L’aspirazione del committente: creare un luogo in cui la natura e il lavoro dell’uomo potessero fluire l’una nell’altro generando un progetto olistico, appunto, in cui il tutto fosse, come è noto, superiore alle sue parti. Questo sogno così ambizioso ci ha portati alla creazione di un nuovo paesaggio produttivo ancora più connesso al quotidiano della comunità locale e sicuramente generatore di valori culturali inediti e stimolanti. La stretta strada vicinale che attraversa la proprietà, da sempre percorso elettivo per le passeggiate all’aria aperta dei residenti locali e meta di escursionisti occasionali, oggi racconta una nuova storia e accompagna le costruzioni anonime del borgo esistente, con una scenografia naturale di profumi della terra vecchi e nuovi, per un’esperienza immersiva in cui suoni, colori, profumi, sapori e consistenze tattili inaspettate si rincorrono e fluiscono l’uno nell’altro.

La nota d’accordo dominante è stata sicuramente l’acqua con le sue implicazioni materiche e concettuali. La sua presenza silenziosa e invisibile a tratti, accompagna, sottolinea o disegna i pendii di vigne e ulivi: ascoltando e osservandone l’essenza così delicata eppure prorompente in alcunie stagioni dell’anno, si è adottao un approccio funzionalistico oltre che paesaggistico e attento alle implicazioni idrauliche che ne derivavano. Su questo fil rouge si è disegnato un modo di percorrere la proprietà attraverso una passeggiata esperienziale in grado di collegare le varie aree produttive a quelle destinate all’ospitalità o alla sfera più privata. A due giardini legati alle aree ricettive, si connetteranno infatti, attraverso sentieri tematici lungo l’area umida e i campi coltivati con lavande, olivi e vigne, un orto biodinamico, una serra di agrumi e fiori eduli, destinati alla cucina del piccolo ristorante, un’area degustazione e musica “da camera” all’ombra dei pioppi nel’ansa del piccolo ruscello a valle, uno spazio meditazione e yoga all’aperto, adiacente al piccolo boschetto ceduo. Tutto l’intervento si snoda in questo modo intorno a una tavolozza di materiali legati alla tradizione costruttiva locale oltre che ai colori e alle texture del territorio circostante, per generare un progetto di accompagnamento e ascolto del paesaggio esistente. Insieme agli effetti tattili e cromatici si è ricreata un’interazione con altre caratteristiche più eteree e mutevoli del nuovo paesaggio come gli odori, il movimento dei colori delle foglie nel vento, il suono della natura al mattino o il silenzio apparente dei tramonti primaverili. Un altro degli obbiettivi del progetto sarà l’implementazione del sistema floro-faunistico esistente accompagnando piuttosto che cambiando con interventi strutturali e impattanti gli ambiti naturalistici e adottando una politica di produzione che permettesse all’azienda il raggiungimento della certificazione bio. Uno dei due giardini inaugurato la scorsa estate, esemplifica ogni aspetto del progetto generale in evoluzione. Una lettura puntuale delle delle relazioni volumetriche tra gli edifici esistenti e dei pieni e vuoti risultanti dalla modalità accumulativa con cui superfetazioni e piccole baracche temporanee erano state aggregate al loro intorno, come anche la scelta delle essenze arboree da metterle in scena all’interno del nuovo parco, perchè potessero raccontare la loro storia, ha permesso di lavorare secondo un cuci scuci spaziale, materico e cromatico di grande impatto e suggestione.

La via d’accesso al giardino, attualmente trasformato nell’area ricettiva e di ristoro dell’azienda agricola, fluisce all’interno di un aggregato architettonico elegante, dalle patine e colori intonati alla pietra locale, utilizzata per ricomporre i muretti oltre che le sedute intagliate a cavallo dei salti di quota. Lungo questa promenade che si snoda come un fiume longitudinale lavorato sui toni del viola e del verde, si affiancano a nord e a sud distese di graminacee ondeggianti e dalle morbidezze variabili, punteggiate da sorprendenti echinacee purpuree: gli scorci visuali verso valle e sul versante opposto, lavorano come anse in cui il flusso rallenta e disegna episodi di chiaro scuro intimi e diversificati nel design e nel colore delle rampicanti.

La luce e la brezza che nelle prime visite alla proprietà erano apparse come miraggi irraggiungibili sopraffattii da umidità, ombre asfittiche e degrado, sono ora protagoniste di sorprendenti cambi di scenario in cui la vegetazione si insegue attraverso rigogliose fioriture in cui immergersi dalla primavera ai primi sussurri dell’inverno.