Respirare la storia : due passi a San Gusme’
A poco più di venti chilometri da Siena , all’inizio del Chianti , spicca su di colle inondato di vigne il borgo fortificato di San Gusmè.
Abitato e tutt’ora vivo , ha ancora una buona parte delle mura trecentesche , dalle quali lo sguardo corre fino a Siena ed all’Amiata, attraversando le crete senesi . Un luogo dominante che era avamposto per controllare le mosse dei fiorentini .
Entro le mura , che si aprono con tre porte di periodi diversi , dall’antica porta senese , alla seicentesca porta verso valle , alla molto più moderna che conduce verso Monteluco, si srotolano piccole strade , che si concentrano nella centrale piazza Castelli sulla quale si affacciano palazzetti di almeno quattro secoli fa.
In un angolo di questa piazza , svetta il campanile ottocentesco , che si scorge da molto lontano, e che si erge accanto alla facciata semplice della chiesa della Compagnia della Santissima Annunziata. Come in ogni paese toscano esiste ancora ed è attiva una confraternita , che unisce tutti gli abitanti. E’ considerata la chiesa del popolo , che coadiuva la parrocchia nello svolgimento dei riti annuali. Entrare in questa chiesa è veramente una grande sorpresa: ci si spetta qualcosa di semplice e spoglio , ed invece si viene illuminati da un altare prezioso , che incornicia una Annunciazione ,opera di Pietro Sorri , un pittore tardo cinquecentesco originario del luogo, ma che è divenuto uno dei grandi pittori senesi.
Alle pareti altre opere di autori come Bernardino Mei , ed anche la bolla pontificia che istituisce ufficialmente la confraternita. Altra rarità è una portantina per il trasporto dei defunti completamente dipinta ed originale in ogni sua parte. Un piccolo gioiello d’arte che custodisce l’anima di un paese intero.
Altre piccole piazze si aprono fra antiche case ristrutturate ed abitate.
La piccola Macinella dove un tempo si aprivano i fondi dei contadini.
Oltre si incontra la parrocchia, risistemata e girata dalla sua posizione originale negli anni trenta dedicata ai Santi Cosa e Damiano. Erano questi due fratelli medici greci, che sono divenuti i santi protettori di tanti luoghi salubri . lo strano nome del paese infatti, è una contrazione dei nomi dei due santi Cosa e Damiano, nei secoli si è trasformato nel linguaggio popolare in Gusmè.
Fuori dalle mura un angolo divertente è la statua -fontana detta del Luca , rappresenta un contadino in posizione inequivocabile di fare i suoi bisogni, che dichiara che quella è una posa che unisce tutti gli esseri umani siano essi nobili o poveri.
I due passi si possono concludere con l’assaggio di cibi gustosi nei ristoranti entro le mura e con una sosta sulla terrazza che lascia spaziare lo sguardo all’infinito in un salire e scendere di colline coperte di vigne e boschi.
Consiglierei una visita in autunno, quando ogni angolo diventa d’oro , l’aria è frizzante e lo sguardo può perdersi veramente oltre l’orizzonte , mentre la storia vi respira intorno , mescolata al profumo del vino che matura nelle botti.
Dott.ssa VERA MARCOLINI