Radda in Chianti. Dove il paesaggio diviene dimora dell’anima. Un luogo di pietra e di vino
Se la roccia diventa civiltà
Radda sorge dalle profondità del Medioevo sul crinale roccioso dei monti del Chianti, che divide le acque del bacino dell’Arno da quello dell’Ombrone. Sono del 1002, infatti, le prime notizie certe che fanno riferimento alla Curtis di Radda.
Da sempre nell’orbita di Firenze, Radda vede aumentare la propria influenza sul territorio chiantigiano nel corso dell’XI e del XII sec., fino a diventare capoluogo della Lega del Chianti all’alba del Trecento e rimanendo tale fino alla riforma Lorenese del 1774.
Radda si presenta ancora oggi circondato dalle sue mura da cui si può godere un’ampia vista sul territorio circostante.
La più antica piazza, detta Del Castello, collocata nella parte più alta del paese e circondata dalle vie del borgo, ha perso nel tempo la sua importanza, sostituita da quella dedicata al più illustre podestà che Radda abbia avuto, Francesco Ferrucci. Centro vitale del capoluogo chiantigiano, la piazza Ferrucci è un coagulo di vita istituzionale e storia. Su di essa si affaccia il Palazzo del Podestà, con il fronte costellato dagli stemmi dei tanti podestà che si sono succeduti nei secoli in cui Radda ha ricoperto il ruolo di capoluogo della Lega del Chianti, e che ospita ancora oggi gli uffici comunali.
Distrutto nell’agosto del 1478 dalle truppe aragonesi-pontificie che marciavano alla volta di Firenze, e ricostruito tra il 1484 ed il 1489, si presenta oggi con la configurazione assunta dopo l’aggiunta del secondo piano e l’ala delle carceri, nel 1770, ancora visitabili, al piano seminterrato, con le celle suddivise tra maschi e femmine. Usate fino alla Seconda Guerra Mondiale mostrano ancora adesso sulle pareti le scritte incise dai prigionieri politici antifascisti.
Contrapposta al Palazzo del Podestà si affaccia la chiesa di San Niccolò, posta ad una quota più elevata laddove si ergeva in parte il castello dell’XI sec. Impostata su una precedente fabbrica del XIII sec, l’attuale configurazione a pianta a croce latina della chiesa risale al XVI sec.
La monumentale facciata, costruita invece su progetto dell’eclettico Carlo Coppedè nel 1926, si caratterizza per la presenza di un grande arco poggiante su due coppie di protomi leonine, che proteggeva un affresco di tono medievaleggiante, oggi ormai non più visibile.
Al proprio interno conserva un pregevole crocifisso ligneo risalente al XV sec.
Camminando per le vie del borgo si possono vedere, come in un palinsesto, la storia degli edifici ed ammirare le tracce delle strutture medievali, costruite in pietra alberese dal tono biancastro, integrate all’interno di mura e torri difensive più tarde.
Insomma, un autentico esempio elegante e suggestivo del più antico stile castellare di origine, probabilmente, longobarda. Come longobardo sarebbe anche il toponimo, legato al comune prefisso “Radi-“, pochi sono gli antichi paesi chiantigiani che richiamano così chiaramente le loro origini germaniche.
Il borgo è circondato da un mirabile paesaggio toscano, frutto del lento lavorìo di innumerevoli generazioni di contadini, caro non soltanto ai numerosi abitanti rimasti, di antica stirpe chiantigiana, ma anche al viandante che trovandosi ad attraversare queste contrade, consapevole o meno dei tanti riferimenti paesistici della pittura rinascimentale, spesso si sente misteriosamente “a casa” in questo ambiente di pace, armonia e serenità che costituisce un’eredità per tutti.
Poco fuori dal centro abitato di Radda si colloca la chiesa di Santa Maria al Prato.
L’assegnazione del toponimo Santa Maria assegnato a questa zona ha origini antichissime e testimonia quanto sentita fosse la devozione mariana. Il luogo è ricordato sin dal X sec. come meta di pellegrinaggi da ogni parte del Chianti.
La chiesa si presenta oggi con impianto planimetrico a croce latina e si colloca a mezza costa del versante sud-orientale della collina che accoglie il capoluogo chiantigiano. Struttura di impianto romanico di cui è apprezzabile la muratura in pietra alberese posata in opera a ricorsi paralleli, la chiesa è oggi inglobata nel Settecentesco convento francescano. La chiesa ospita al proprio interno, inserita in un altare rinascimentale, un pregevole polittico raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista, Nicola, Maria Maddalena e Antonio Abate dell’artista fiorentino Neri di Bicci, recante la data 1474.
Il Convento di Santa Maria al Prato che ingloba la chiesa omonima, fu costruito nel 1710 su disegno di fra Salvatore Siracusa e fra Camillo di Corsignano, oggi è sede della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico e ospita al proprio interno un percorso museale dove vengono svelati i segreti del vino Chianti Classico.
Convivere con il genius loci
Affondate nel paesaggio le antiche case coloniche, anch’esse costruite in alberese, sono un’eloquente testimonianza di un passato di mezzadria umile ma civile, per molti secoli nel largo ambito fiorentino. Col passaggio, nel secondo dopoguerra, ad una più moderna agricoltura, quasi tutte le case, ammirate per la loro scarna bellezza, sono state riadattate a residenza, con rigoroso rispetto delle giuste norme architettoniche.
Prima sono stati gli stranieri a farlo, ma seguiti nel tempo dagli stessi figli e nipoti dei mezzadri, il cui stile di vita si è evoluto mantenendo però la secolare operosità, rivolta adesso al turismo oltre che alla coltivazione della vite.
In poche parole, qui basta guardarsi intorno per sentirsi rinascere l’anima.
Dopo essere usciti dal paese per perdersi nel paesaggio di Radda si può arrivare alla Pieve di Santa Maria Novella.
Fu la più ricca ed importante pieve chiantigiana, per questo era conosciuta anche come Pieve del Chianti, come testimoniano le opere d’arte che conserva, tra cui una pala d’altare oltre al fonte battesimale a formelle in maiolica dipinta entrambi opera rinascimentale della bottega fiorentina dei Della Robbia.
Seppur rimaneggiata nel corso dell’Ottocento, la pieve costituisce una delle principali espressioni del romanico nel Chianti. Mantiene tuttora l’impianto basilicale originario a tre navate, divise da due file di pilastri rettangolari alternati a colonne monolitiche e a pilastri cruciformi, su cui si innalzano arcate a tutto sesto.
La presenza di capitelli scultorei rappresenta un caso unico nel panorama chiantigiano.
Poco distante dalla Pieve di Santa Maria Novella si colloca il Borgo di Volpaia. L’antico castello, sorto intorno al X secolo, subì più volte le conseguenze della secolare lotta fra Siena e Firenze. Oggi, passeggiando fra le vie del borgo, si scopre la torre massiccia che fungeva da Mastio, la Commenda di Sant’Eufrosino nella splendida piazza con pozzo centrale e la chiesa di San Lorenzo risalente al ‘400. Irrinunciabile una sosta per degustare piatti tipici e vini meravigliosi.