Chianti General Service Magazine n. 3

Adesso, che gradualmente stiamo tornando a vivere, vogliamo regalarvi il nostro nuovo Magazine…un inno alla “rinascita”  in un condensato di letture interessanti e stimolanti.

Matteo Betti road to Tokyo 2021

“Road to Tokio 2021” Insieme a Vernifer e Big Blu accompagnamo Matteo Betti verso le Paraolimpiadi di Tokio…una nuova avventura, un’occasione irripetibile per essere presenti ad un evento unico 

Gli studenti della XV edizione del Master in Comunicazione d’Impresa dell’Università di Siena salgono in pedana insieme allo schermidore senese Matteo Betti per affrontare una nuova sfida.

Matteo è il portavoce di un piano di comunicazione sociale sviluppato dagli studenti del Master, denominato “Road to Tokyo”. Il progetto, che unisce sport e comunicazione, promuove valori importanti anche per l’educazione civica, come quello del rispetto e dell’uguaglianza. Il suo impegno si declina in incontri e seminari dove viene diffuso il concetto dello ‘sport inclusivo’ e si fa una contronarrazione sulla disabilità.

Matteo Betti, è uno dei veterani della Nazionale Italiana di Scherma Paralimpica. Durante la sua carriera ha raggiunto traguardi importanti, affermandosi come atleta di scherma in carrozzina nel panorama nazionale e internazionale, e ricevendo la nomina come delegato provinciale del Comitato Italiano Paralimpico.

Il Comitato Italiano Paralimpico, CIP, è l’Ente individuato dallo Stato per coordinare, disciplinare e promuovere lo svolgimento della pratica sportiva da parte della popolazione disabile a qualunque livello e per qualsiasi tipologia di disabilità. Il CIP annovera oltre 70mila tesserati, ed è impegnato a garantire a tutti i soggetti disabili il diritto alla pratica sportiva. Il motto paralimpico, “Spirit in Motion”, esprime il carattere del movimento paralimpico così come la forza di ogni atleta disabile. Rappresenta poi, in modo chiaro, i valori di fondo dei Giochi: permettere alle persone con disabilità di esprimersi, motivare il mondo intero con i loro successi e vittorie. 


La storia di Matteo Betti è un esempio per quanti hanno intenzione di intraprendere la pratica sportiva della scherma paralimpica, ma è anche emblema di impegno e tenacia. L’essere un atleta paralimpico, infatti, dà un valore che va oltre i confini dello sport, è un valore aggiunto: avere la capacità di andare avanti nonostante le avversità, accettarsi e ricominciare.

Matteo Betti, senese, nasce il 26 novembre del 1985. Un’emorragia cerebrale alla nascita gli causa un’emiparesi alla parte destra del corpo e lo costringe alla ginnastica riabilitativa sin da subito. 

Inizia a tirare di scherma da quando aveva cinque anni e lo fa in piedi fino ai 19, perché la sua disabilità glielo consente. Poi, nel 2005, l’incontro con un tecnico cambia la sua carriera: provare a cimentarsi nella scherma paralimpica o in carrozzina. È così che Matteo ha scoperto il mondo paralimpico e ha deciso di iniziare una attività nuova per lui presso la Polisportiva Mens Sana, che è stata poi l’origine della sua entrata nel mondo della scherma olimpica. “Finalmente avevo obiettivi in linea con le mie capacità fisiche. 

Fino a quel momento ero stato svantaggiato sulle pedane olimpiche a causa della mia mancata coordinazione tra il lato sinistro e quello destro. Non ero riuscito a partecipare ai campionati assoluti. Ma una volta in carrozzina ho deciso di continuare per fare sport di eccellenza”. Ha partecipato ai suoi primi Giochi Paralimpici, diventando un campione nel panorama sportivo nazionale e internazionale nelle specialità della spada e del fioretto.

“La carriera mi ha dato tante soddisfazioni- racconta- nell’ultimo quadriennio ho deciso di dedicare il tempo che mi avanzava dalle gare e dagli allenamenti, allo sport paralimpico sul territorio, e sono diventato un delegato provinciale e organizzato eventi per i ragazzi delle scuole medie. Come quello della giornata del 10 ottobre 2019 alla Fortezza Medicea di Siena. Credo che lo sport sia uno strumento efficace per far conoscere la disabilità ai ragazzi delle scuole medie e superiori. È un momento importante nella crescita di un individuo perché i ragazzi imparano l’accessibilità e da adulti si comportano di conseguenza”. La disabilità non è qualcosa di cui vergognarsi. “Con i ragazzi della scuola si lavora sull’abbattimento dei tabù sulla disabilità. In adolescenza ho vissuto episodi spiacevoli in merito alla mia disabilità, da grande ho capito che quelli erano dovuti all’ignoranza e non alla cattiveria. Ma a 15 anni sono episodi che ti possono provocare tristezza e sconforto”. 

Per Matteo lo sport non è solo uno strumento per raggiungere traguardi agonistici, ma un mezzo per la formazione della persona. È così che Matteo è diventato il portavoce dei valori che sono alla base dello sport paralimpico e ha deciso di essere parte attiva e portabandiera del progetto ‘Road to Tokyo’.

Il progetto è nato nelle aule del Master in Comunicazione d’Impresa e ha come obiettivo quello di lanciare un messaggio educativo e di sensibilizzazione: ecco che in questo percorso diventa fondamentale il coinvolgimento di istituzioni, scuole e aziende del territorio, con cui Matteo e gli studenti di MCI attiveranno operazioni destinate ad avere un’eco nel corso del tempo. Maggiori saranno i soggetti coinvolti, più solide saranno le fondamenta per una società inclusiva e ispirata dai valori dello sport paralimpico

La nostra azienda, insieme a Banca Centro Toscana-Umbria, Big Blue Group, Vernifer e Terre Cablate, aziende collocate nel cuore del Chianti, è orgogliosa di aver sposato questo progetto e di essere al fianco del veterano della nazionale italiana di scherma, perché i valori di cui Matteo è portabandiera sono alla base della nostra filosofia operativa. I punti di similitudine tra lo sport e il mondo del lavoro sono molti: in entrambi l’obiettivo è quello di perfezionarsi, migliorarsi e confrontarsi con gli altri. “Siamo felici di essere parte di questa iniziativa e di poter sostenere Matteo e i ragazzi del Master MCI di Siena per diffondere questo importante messaggio” – ha detto il nostro Direttore Bianciardi

Rispetto, integrazione, fratellanza, diversità, sacrificio, impegno, resilienza, questi sono i valori imprescindibili dai quali parte “Road to Tokyo’.

LE MODERNE PARALIMPIADI

Le moderne Paralimpiadi sono nate nel 1948 dall’idea del neurochirurgo tedesco Ludwig Guttman, che capì l’importanza della pratica sportiva nella riabilitazione dei suoi pazienti nell’Unità spinale di Stoke Mandeville. Guttman capì che le attività sportive avrebbero migliorato lo spirito di fratellanza e amicizia tra i pazienti. 

LA PRIMA EDIZIONE

La prima edizione delle arcaiche ‘Paralimpiadi’ si è tenuta in concomitanza con le Olimpiadi di Londra il 28 luglio 1948. Ai primi giochi presero parte solo 16 atleti, 14 uomini e 2 donne. Si trattava dei primi Giochi per persone disabili mielolese, dove uomini in carrozzina si sfidarono al tiro con con l’arco.

LE PRIME PARALIMPIADI MODERNE

Le prime Paralimpiadi moderne si sono tenute a Roma nel 1960 negli impianti dove si erano appena concluse le Olimpiadi. 400 atleti in carrozzina in rappresentanza di 23 Paesi si sfidarono in diverse discipline: biliardo, lancio del giavellotto, scherma, pallacanestro, tennistavolo e tiro con l’arco.

IL PROGETTO SPORTHABILE

CIP Toscana ha concepito il Progetto SportHabile per sensibilizzare le società sportive toscane a offrire la massima integrazione, aprendosi agli atleti disabili. Il progetto, con il contributo di Coni e Regione Toscana, mette a disposizione l’attrezzatura tecnica necessaria alla pratica dello sport. Sono 61 i centri iscritti all’albo.