MAMMIFERI SELVATICI DEL CHIANTI, UN LUOGO RICCO DI BIODIVERSITÀ

Di Martino Danielli guida ambientale escursionistica

Mammiferi selvatici del Chianti, un luogo ricco di biodiversità.

La biodiversità animale (ovvero la quantità di specie diverse) che popola il territorio del Chianti, è particolarmente importante e degna di nota. Il Chianti ha un paesaggio vario, costituito da boschi, campi, vigneti ed oliveti, zone umide lungo fiumi e torrenti. In tutti questi ambienti diversi si possono incontrare animali interessanti ed in alcuni casi rari.Le persone che vivono e frequentano le colline intorno a Radda, Gaiole e Castellina conoscono molto bene solo alcuni dei rappresentanti della fauna locale. Si tratta di animali comuni e normalmente di grandi dimensioni. I due esempi più classici sono il cinghiale e il capriolo. Non esiste abitante che non li abbia incontrati più di una volta, magari mentre attraversavano di corsa la strada sfiorando l’automobile. 

Per il cinghiale (Sus scrofa),  si possono dire davvero tante cose, dato che è un animale adattabile, intelligente e molto resistente. I cinghiali femmine con i piccoli vivono in branco, mentre i maschi sono tendenzialmente solitari. 

Hanno una dieta molto varia che va dalla frutta e i semi, ai lombrichi e i funghi, fino a diventare predatori di piccoli animali come serpenti, topi e addirittura… pesci! La loro intelligenza li porta a conoscere l’habitat in tutte le sue caratteristiche a ad ingegnarsi in ogni occasione per recuperare cibo. Formidabile è stato infatti l’esempio di un grosso cinghiale che in Maremma è entrato in un piccolo lago e con astuzia e velocità ha catturato una carpa.  La loro presenza è diventata ingombrante a partire dagli anni ’90, quando le popolazioni di questo suide selvatico sono aumentate a dismisura, anche a causa di interventi errati da parte di enti pubblici e organizzazioni venatorie, che hanno immesso individui di cinghiale provenienti dall’est Europa e la cui biologia è risultata diversa dai cinghiali nostrani, assai meno prolifici e di dimensioni più contenute.  Tornando alla loro intelligenza, i cinghiali sono capaci di sollevare recinzioni, sanno come far cadere i frutti dagli alberi scuotendo i tronchi con poderosi cozzi della testa. 

Si tolgono poi i parassiti di dosso, effettuando una particolare toeletta che consiste in speciali bagni di fango argilloso, il quale aderisce alla pelle e al pelo, soffocando di fatto zecche ed altri parassiti fastidiosi. Una volta finito il bagno di fango, si sfregano vigorosamente sul tronco di un albero, in preferenza resinoso.   

Il capriolo (Capreolus capreolus) è invece un piccolo cervide di aspetto aggraziato. Vive nei boschi, ma può frequentare anche i campi e i giardini. Lo sanno bene i viticoltori  e gli amanti delle rose, due specie vegetali di cui è ghiotto. I maschi possiedono dei palchi (quelle che comunemente chiamiamo corna). Queste ossa cadono ogni anno per ricrescere più forti e più grandi, pronte per la stagione successiva. Le femmine vivono in piccoli gruppi, attente e guardinghe, sono sempre  allerta. Si tratta di una specie fortemente adattata anche ai boschi più fitti e alla macchia mediterranea; quando sono spaventati dalla presenza umana, li vedrete correre e balzare ad una velocità straordinaria, degna di una gazzella. Potrà anche capitare di sentire all’improvviso un abbaio forte e rauco. È il tipico suono che questi graziosi mammiferi producono nel periodo degli amori o se spaventati da qualcuno. Esistono però animali meno conosciuti e i cui avvistamenti sono rari e fortunati. È il caso dei mustelidi, come la martora (Martes martes). 

Questo animale, prevalentemente notturno ed arboricolo (passa gran parte del tempo girovagando tra gli alberi) è parente delle faine, note ladre di polli, e delle più piccole donnole, temibili predatrici.  A differenza di queste due specie, la martora non ama visitare le abitazioni e le zone frequentate dall’uomo, si trova invece nel folto dei boschi, all’interno dei quali si muove con agilità saltando da un ramo all’altro o correndo con lunghi balzi tra le erbe e le foglie del terreno. Ha una folta coda marrone scura, colore che caratterizza gran parte del corpo, fatta eccezione per una larga macchia chiara, di solito giallo crema, che va dal petto al basso ventre. 

La martora è una predatrice incredibile di scoiattoli e giovani uccelli ma, come ho potuto constatare di persona, è anche ghiotta di frutta. Mi è accaduto infatti di poter osservare un’intera famiglia di questi instancabili mammiferi mentre si nutriva di more di gelso. Ero vicino alla mia abitazione e, udendo dei versi acuti provenire dagli alberi di gelso, mi sono avvicinato cautamente per scoprire di chi si trattava. Sui rami fitti di more mature due adulti di martora si rimpinzavano facendo anche cadere molti frutti a terra dove, tra l’erba alta di fine maggio, si rincorrevano e azzuffavano tre cuccioli di poche settimane.   


Le martore e tutti i mustelidi sono animali protetti. Seppur distribuiti in buona parte del nostro territorio non sono comuni e in alcuni casi stanno diminuendo. Tra le belle colline ricoperte di boschi esiste anche un altro predatore ben più grosso delle martore, è il lupo (Canis lupus). La sua popolazione non è abbondante nel territorio, ma alcuni piccoli branchi e diversi individui isolati percorrono le vallate e i crinali alla ricerca di cinghiali e caprioli, loro prede. Il lupo, a differenza di ciò che si dice, ha ricolonizzato il territorio italiano lentamente e progressivamente, senza essere reintrodotto ma partendo da luoghi come, per esempio, il Parco Nazionale d’Abruzzo, in cui era protetto da secoli, ed è arrivato anche in Chianti da diversi anni. Predatore furtivo e raro, non è facile da avvistare, ma le sue tracce invece si possono trovare anche lungo i sentieri e gli stradelli; in particolare gli escrementi grandi e ricchi di setole di cinghiale e piccole ossa frantumate. Il lupo non attacca l’uomo ed è un importante regolatore naturale degli ecosistemi, mantenendo sotto controllo cinghiali ed altre specie prolifiche. Il Chianti è un luogo adatto per loro ma anche per altri mammiferi come scoiattoli, ricci, volpi e lepri. Tutti attraversano instancabili campi e radure, boschi e ruscelli, guidati dall’istinto di sopravvivenza, dall’intuito e dalla capacità di adattamento.

I piccoli moscardini, abitanti delle siepi e frequentatori di noccioli selvatici, i goffi istrici che spesso scalzano giaggioli e patate dal terreno, gli eleganti daini dal passo leggero, i maestosi cervi che sentiamo bramire in autunno, le volpi furtive e adattabili, tutti contribuiscono a rendere il nostro territorio di grande ricchezza naturale e degno di essere conosciuto e preservato.