La Malva Selvatica

Ottima in cucina, rimedio per tutti i mali ma…attenzione a dove si raccoglie!

Il mio primo ricordo della malva risale a quando, da bambina delle elementari, ben felice andavo con mio padre a cercarla nei campi: lui per tradizione di famiglia la raccoglieva fresca e la usava per fare sciacqui alla bocca quando aveva delle afte o delle infiammazioni alle gengive. Ma una volta che stavamo raccogliendo della malva, un contadino ci disse che durante la seconda guerra mondiale e subito dopo, quando in un campo vedevano delle macchie dove l’ortica e la malva erano assai rigogliose, scavando spesso trovavano il cadavere di un animale o di una persona ….

Da allora mio padre decise di comprare la malva essiccata in erboristeria!

Solo dopo, frequentando il liceo scientifico e studiando la chimica, mi resi conto che il contadino aveva ragione: la malva selvatica è una delle piante nitrofile, una specie che prospera nei terreni ricchi di azoto, cioè dove c’è un accumulo di materia organica. 

E dunque ecco spiegato perché la malva è comunissima anche in città dove i rifiuti organici non mancano. E nonostante la sua onnipresenza e i suoi fiori grandi di un bellissimo colore rosa così particolare che una tonalità di rosa prende appunto il nome di “color malva”, ormai poche persone la notano, la sanno riconoscere e soprattutto ne conoscono i suoi pregi.

Descrizione e habitat

In tutto il mondo esistono oltre 50 specie di malva e circa una decina di ibridi.

La più comune in Italia è la Malva selvatica (Malva sylvestris) catalogata nel 1753 dal celebre naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus conosciuto in Italia come Carlo Linneo.

La Malva selvatica, originaria dell’ Europa e dell’ Asia temperata, in Italia è presente da 0 a 1.600 metri s.l.m, cresce assai rigogliosa sui terreni azotati ma è assai comune nei terreni incolti, nei campi e nei prati, nei luoghi calpestati, sui margini delle strade asfaltate e lungo le ferrovie, nascosta nelle siepi e nei giardini pubblici. Si adatta a qualsiasi terreno e a qualsiasi condizione climatica; è assai resistente al calpestìo e alle motofalciatrici tanto da essere talvolta considerata in alcuni luoghi una infestante.

Appartenente alla famiglia delle Malvaceae, è una specie erbacea perenne con fusti robusti eretti che possono raggiungere 80 cm di altezza o striscianti che possono raggiungere 1.5 metri di lunghezza.

Le foglie sono pubescenti, palminervie con margine crenato e possono avere da 5 a 7 lobi.

I fiori, di colore rosaceo con striature scure, sbocciano da aprile a dicembre ma in alcuni luoghi riparati e tiepidi a livello del mare fiorisce tutto l’anno.

I frutti sono costituiti da un poliachenio circolare ed hanno la caratteristica forma di una piccolissima pagnotta.


Miti, leggende ed uso nel tempo

Le proprietà curative ed alimentari della malva sono conosciute fin dai tempi più antichi: i Greci la chiamavano “malachè”, che significa “rendere morbido e dolce” e sappiamo che Pitagora (570 a.C.- 495 a.C), ha lasciato scritto: semina la malva, ma non mangiarla; essa è un bene così grande da doversi riservare al nostro prossimo, piuttosto che farne uso con egoismo per il nostro vantaggio”.

Il nome malva deriva dal latino “mollire alvum” che significa “ammorbidire il ventre” o “lenire il ventre“. E’ infatti accertato che questa pianta possiede notevoli proprietà emollienti e lenitive per tutti i tessuti molli del corpo come la mucosa orofaringea, il sistema digerente e le vie urinarie grazie ai suoi costituenti principali: mucillagini, flavonoidi, antociani complessi vitaminici B1, B2 e C, carotene e potassio.

Sappiamo che anche i Romani appezzavano la malva e la usavano come disintossicante: Plinio (Storia naturale, XX,21,84) la considerava una panacea e le attribuiva anche poteri afrodisiaci. Ne parla anche Marziale (Epigrammi, X. 48,7/8) che la ricorda per le sue proprietà digestive e lassative:


Exoneraturas ventrem mihi villica malvas
Adtulit et varias quas habet hortus opes

[La contadina mi ha portato la malva che libera il ventre e le varie verdure che l’orto produce]   
L’imperatore Carlo Magno (VIII/IX sec. d.C.) ordinò che nel suo giardino venisse coltivata questa pianta per la preparazione di tisane e decotti destinati a curare se stesso e i membri della sua famiglia.

Sappiamo che, circa 3 secoli dopo, Santa Ildegarda di Bingen (XII sec. d.C.) ne consigliava l’uso contro il mal di testa, la sonnolenza e le malattie renali.

Nell’ultimo decennio c’è stata la riscoperta dell’uso culinario di molte piante spontanee fra cui la malva: come da tradizione contadina in cucina le foglie più tenere e i giovani getti vengono consumati crudi in insalata spesso mescolati ad altre erbe, oppure vengono utilizzati come contorno bolliti e conditi con olio e limone. Le capsule acerbe che contengono i semi possono essere aggiunte alle insalate crude.

Quest’erba può essere usata anche come ingrediente per la farcia di ravioli, per fare polpette e frittate. Si ottengono anche ottimi risotti e minestroni.

L’industria cosmetica sfruttando le sue proprietà antiinfiammatorie ed emollienti usa la malva in dentifrici, colluttori, colliri, creme per la pelle, saponette, bagnoschiuma e shampoo.

E ora, detto tutto questo, cerchiamo un luogo pulito e sicuro, dove la malva non è troppo rigogliosa, e facciamo delle ottime frittelle!

Frittelle di foglie di malva

Ingredienti
2 uova
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
un pizzico di sale
3 manciate di foglie di malva
olio d’oliva

Preparazione
Mettete in una pentola dell’acqua e quando bolle metteteci le foglie di malva che farete cuocere per circa 5 minuti. Scolatele e lasciatele raffreddare.

In una ciotola sbattete le uova, poi aggiungete le foglie di malva lessate, il parmigiano e il sale.
Fate scaldare l’olio e con un cucchiaio versate l’impasto nell’olio formando delle frittelle che saranno pronte quando saranno ben dorate da entrambe i lati.

BUON APPETITO!

Autore: Maddalena Zuddas

Guida Ambientale Escursionistica e Guida Turistica

Facebook : ARTE e NATURA nelle TERRE DI SIENA con Maddalena e Riccardo

Facebook: sangimignano.visite.guidate

Facebook gruppo: RI-CONOSCIAMO LE PIANTE SPONTANEE COMMESTIBILI E NON SOLO

Instagram: maddalenaguidartestoriambiente

Instagram: sangimignano.visite.guidate

Sito internet: www.sangimignanovisitaguidata.it