La cicoria 

Impiegata sin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche, già 4.000 anni fa gli antichi egizi la citano nel “Papiro di Ebers” datato 1550 a.C. uno dei più antichi testi egizi di farmacologia a noi pervenuti. Pare che ai Faraoni contro il mal di testa venisse somministrato il succo di cicoria, unito ad aceto e olio di rosa.

di Maddalena Zuddas

Volete diventare invisibili?
Volete diventare invulnerabili?
Volete spezzare incantesimi?
Volete dimagrire?
Volete migliorare la vostra digestione?
Volete mangiare un’ottima insalata?
La cicoria è la pianta che fa per voi!

Descrizione e habitat

La Cicoria (Cichorium intybus) è una pianta erbacea bienne o perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae presente in tutte le regioni italiane fino a 1200 metri s.l.m. E’ comune lungo i margini delle strade, nei campi incolti e nei luoghi erbosi.

La pianta può raggiungere un’ altezza massima di cm.150, la radice è a fittone, se recisa secerne un latice bianco amaro.

Le foglie, pennato-partite con segmenti triangolari acuti, sono riunite in rosetta basale e spuntano nel primo anno di vita in autunno, durano tutto l’inverno e si seccano al momento della fioritura; si presentano pelose se la pianta cresce in luoghi secchi e glabre se cresce in luoghi freschi ed erbosi; sono di colore verde scuro, spesso sono soffuse di rosso specie sulla nervatura.

I fiori sono molto belli, di colore azzurro intenso ma raramente anche bianchi o rosa, sbocciano da giugno a novembre ed hanno la caratteristica di chiudersi al tramonto o con il brutto tempo e di   riaprirsi all’alba.

Miti, leggende ed uso nel tempo

Una leggenda rumena narra che un giorno il Sole chiese a Floridor, Ninfa dei Fiori, di sposarlo.

Lei rifiutò ed il sole per punizione la trasformò in fiore di cicoria, condannato ad aprirsi al momento della sua comparsa all’alba e a richiudere i petali al tramonto, momento della sua scomparsa.

In antichi formulari manoscritti e testi magici redatti fra il 1400 e il 1800, raccolti dal tossicologo Enrico Malizia durante una ricerca etno-antropologica, si dice: “ Cogliete la cicoria a mezzanotte in un punto con un coltello d’oro, quando il sole è nella costellazione del leone. E’ molto importante che la raccolta come tutto il resto dell’operazione sia svolta nel massimo silenzio. Subito dopo aver raccolto la cicoria, senza muovere un passo, mordete di netto la cima delle foglie, masticate a lungo prima di glutirle. Gli stelli devono essere conservati con la massima cura in un sacco di iuta posto in luogo fresco e buio fino al magico momento. A questo punto ponete su un tavolo nudo un recipiente di legno nel quale è stato preparato un letto con gli steli della cicoria. Quindi aggiungete: basilico, radicchio, belladonna, giusquiamo nero e stramonio. Mescolate in senso orario, tritate il tutto e fate macerare in un fienile per 30 giorni.

Filtrate con lino e bevete 3 mestoli del liquido al cantare del gallo. Nessuno potrà vedervi per un intero giorno.

Impiegata sin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche, già 4.000 anni fa gli antichi egizi la citano nel “Papiro di Ebers” datato 1550 a.C. uno dei più antichi testi egizi di farmacologia a noi pervenuti. Pare che ai Faraoni contro il mal di testa venisse somministrato il succo di cicoria, unito ad aceto e olio di rosa.

I greci le riconoscevano proprietà depuranti e antinfiammatorie tanto che Galeno la considerava “amica del fegato e non contraria allo stomaco”.

Già in epoca romana veniva coltivata come verdura e nelle mense non mancava mai la cicoria che  era tenuta in grande considerazione per le sue proprietà. Risulta che venisse consumata in grandi quantità durante i famosi pasti luculliani. Apicio, nelle sue ricette, consigliava per digerire di usare infusi di cicoria e lattuga selvatica a fine pasto. Pare che il poeta latino Orazio la consumasse tutti i giorni.

Nel Medioevo la cicoria era utilizzata per curare l’ittero, la malaria, per migliorare la digestione, per curare i disturbi visivi e per alleviare i dolori provocati dalla gotta.

Si racconta che quando nel 1513 le truppe comandate da Massimiliano Sforza  misero in fuga l’armata francese nella battaglia dell’Ariotta nei pressi di Novara,  il popolo milanese festeggiò la vittoria sfilando per le strade della città e portando fissati su pali grossi mazzi di cicoria, gridando a gran voce “Cicoria! Cicoria!”. Questo perché era ben noto che la cicoria giovasse contro le malattie del fegato. I malati di fegato in questo caso erano i francesi, seccati per la forte sconfitta.

Fra la fine del 1500 e i primi anni del 1600 il botanico e medico padovano Prospero Alpini a scopo terapeutico iniziò a prescrivere l’uso della radice di cicoria come sostituto del caffè.

L’uso divenne popolare e continuò fino al XVIII secolo con particolare vigore presso le famiglie più povere che non potevano permettersi l’acquisto del caffè.

Intorno al 1690 la cicoria venne coltivata come succedaneo del caffè dagli olandesi, da qui il nome di “caffè olandese“.

Nel 1806 quando Napoleone impose il blocco delle importazioni di prodotti provenienti dall’Inghilterra e dalle colonie americane tra cui il caffè, l’uso della cicoria come surrogato del caffè divenne comune.

Lo stesso accadde sia negli anni della Prima Guerra Mondiale che a partire dal 1942 fino al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Dal secolo scorso ad oggi, questa pianta è impiegata non solo in cucina, ma anche per la composizione di cosmetici, tisane e prodotti per la cura del corpo.
Dunque si può considerare la cicoria una pianta utilissima per prendersi cura del proprio corpo da tutti i punti di vista. E questo lo sapeva bene anche 

Orazio, poeta latino vissuto fra il 65 e l’8 a.C., che così ha scritto:

“…me pascunt olivae
me cichorea levesque malvae.
Frui paratis et valido mihi,
Latoe, dones et, precor, integra
cum mente, nec turpem senectam
degere…”

“…io mi nutro di olive,
di cicoria, di lieve malva.
E tu concedimi, Apollo, di godere
di quello che mi viene
a portata di mano;
non lasciarmi avvizzire
in deforme vecchiezza; …”

(Orazio, Carmi, I, XXXI, 14-20)