ITALO MORETTI

Durante la stesura del nostro Magazine n.5 abbiamo appreso con tristezza della dipartita del Prof. Italo Moretti a cui ci legavano rapporti personali, professionali ma soprattutto l’immenso amore per il Chianti. Vogliamo ricordarlo con una sua brevissima biografia e con le parole di uno dei suoi allievi prediletti Nicola Bernini che ne traccia per noi un profilo tenero e riconoscente. La Chianti General Service con gratitudine!

ITALO MORETTI

Ricordando il caro amico e maestro Italo Moretti

Italo Moretti, nato a Firenze il 12 settembre 1937, dalla fine degli anni Settanta ha insegnato Storia dell’urbanistica, Storia dell’architettura, Storia del paesaggio e Storia della città e del territorio presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Ateneo Fiorentino, poi Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali. I suoi interessi scientifici, prevalentemente incentrati sul territorio toscano, spaziavano dall’architettura ospedaliera a quella eremitica e mendicante, dall’architettura fortificata alle ‘terre nuove’, dall’architettura rurale ai tessuti urbani medievali, con occhio sempre attento all’interazione tra le testimonianze architettoniche, in primo luogo intese come documenti storici, e le più ampie dinamiche di ordine territoriale: dalla toponomastica alla viabilità, dall’ambiente naturale al paesaggio umanizzato. 

Ma il suo cuore batteva, innanzi tutto, per l’architettura romanica: pioneristici i suoi studi dal contado fiorentino a quello senese, dal Chianti all’Isola d’Elba, dal Valdarno alla Val di Cecina, dall’Amiata alla Valdelsa. Uno studioso capace di mettere in relazione, con chiarezza e semplicità espositiva, temi e competenze di diversa tradizione accademica ma di sostanziale contiguità storica. Un’apertura che rispecchiava il suo modo di essere: gentile, affabile, delicatamente ironico e capace di dialogare con tutti. All’ultima sua fatica, una poderosa ricerca sull’architettura dell’ordine vallombrosano in Toscana ha continuato a lavorare, con la solita passione, serietà e competenza, fino agli ultimi giorni

Difficile – per non dire impossibile – ricordare in poche parole una persona come Italo Moretti, scomparso ai primi di aprile di quest’anno. Per me, poi, che ho avuto la fortuna di conoscerlo e di creare insieme a lui alcuni eventi culturali per il “suo” e il “mio” amato Chianti – alcuni dei quali sfociati, fortunatamente, in libri – è davvero dura, perché i ricordi si legano ai sentimenti e le emozioni rischiano di fare brutti scherzi alla testa. Lo farò comunque con piacere, in questa sede, perché ritengo che Italo se lo meriti; si meriti di essere ricordato, prima ancora che per la sua importanza nel campo degli studi storico artistici – che non spetta certo a me ricordare, e che lascio volentieri fare a chi ne sa molto più di me – , per la persona che era, per il suo carattere, davvero anomalo, oserei dire, per il mondo a cui apparteneva; quello cioè della storia dell’arte, fatto spesso di personalità egocentriche e rapaci. Italo era invece tutt’altro. 

Per poterlo “dipingere” al meglio ho deciso di utilizzare alcuni aggettivi che, secondo me, lo qualificano in maniera precisa. Il primo è “garbato”. Italo possedeva un garbo innato, per nulla costruito, perché faceva parte integrante della sua personalità. A questo aggiungerei poi “generoso” e “disponibile”, altri due aggettivi che lo definivano pienamente. Mai geloso dei suoi studi, delle sue scoperte, era sempre pronto a dialogare e ad aiutare – anche spronando, come ha fatto più volte con me – i più giovani, a cui appariva – e credo ora di poter parlare per tanti – , come una guida, prima ancora che come un professore. Poi sicuramente “simpatico”, sempre pronto alla battuta, anche per smorzare i toni, quando necessario, per ammorbidire situazioni che rischiavano a volte di acutizzarsi in maniera imprevedibile.

Ricordo, ad esempio, le sue garbate prese in giro del mondo attribuzionistico della storia dell’arte, che a volte trovava esagerato. Lui che era abituato – probabilmente in virtù della scelta del tema studiato, l’architettura medievale – , ad avere una visione molto più ampia, trovava curiosa la diatriba costante tra gli storici dell’arte per attribuire un’opera ad un artista piuttosto che ad un altro. E quando loro spiegavano a Italo i motivi della loro attribuzione, lui mi diceva che entrambi erano credibili, ma che alla fine nessuno sapeva davvero chi avesse fatto quel pezzo, salvo i casi in cui si trovasse la firma dell’artista o un documento ne parlasse in maniera inequivocabile. E cosa importava, alla fine dei conti: l’importante per lui era avere una visione generale, tralasciando, quando non davvero fondamentali, i dettagli. Questa sua concezione del mondo dell’arte, credo, l’abbia non soltanto trasferita nei suoi studi – che sono mirabili quanto a sintesi e visione generale, e colpiscono per la loro garbata presa di posizione – , ma anche praticata nella vita, infondendo aiuto e incoraggiamento nei momenti di necessità, puntando al succo delle cose e lasciando perdere le frivolezze, i dettagli. 

Infine, nell’elenco degli aggettivi che inquadrano bene Italo, quello forse più importante di tutti, che a me ha lasciato veramente un segno, è l’essere sinceramente “interessato” negli altri. Per spiegare che cosa intendo, ricordo un fatto privato, che mi emoziona sempre quando ci ripenso e che probabilmente spiega meglio di qualsiasi altra cosa o parola chi davvero fosse Italo. Nonostante non li abbia mai conosciuti di persona, non ha mai mancato di chiedermi come stessero i miei bambini, e in particolare il più piccolo, James, nato con un piccolo handicap. Si è sempre sincerato delle sue condizioni e dei suoi progressi, e lo ha fatto non per semplice educazione, ma perché davvero era interessato. Grande capacità empatica.

Quando scrivevo che era una persona garbata, un gran signore, che puntava alle cose importanti e non alle futilità, beh credo che questa vicenda spieghi al meglio la persona Italo Moretti e renda ben chiaro anche il dispiacere che ha lasciato, salutando questo Mondo. 

Grazie, dunque, Italo per il tuo tempo e per i tuoi numerosi insegnamenti che hai dispensato con generosità, caro amico e maestro.

Con affetto,
Nicola Bernini