Intervista a Matthew Spender
La figura femminile
Maestro Spender, iniziamo dalla sua infanzia ed il rapporto con la madre musicista ed il padre poeta, sicuramente avranno influenzato la sua formazione artistica. In quali termini?
Mia madre era una pianista professionista specializzata in Beethoven. Ascoltarla esercitarsi al pianoforte mi ha dato alcune curiose abitudini, tutte cattive: ogni volta che ripeteva una frase musicale, tornavo indietro e rileggevo la frase del libro davanti a me. Abbandonavo anche il capitolo una volta che lei arrivava alla fine del movimento. Qualcosa di simile è successo con mio padre. Scrivere un libro per lui è stato faticoso, e ricordo molte pagine tagliate a pezzi e fissate insieme con il nastro adesivo. I miei genitori mi hanno introdotto ad una vita artistica, ma anche ad una vita di perpetuale confusione.
Negli anni ’60, invece, ci fu l’arrivo in Italia e fu tra i primi stranieri a riconoscere la bellezza di questa terra fino alla decisione recente di diventare cittadino italiano.
Nati da genitori così potenti, siamo venuti a Gaiole per ricominciare la nostra vita nel modo più modesto possibile: un orto e due bambine. Quelle ragazze ormai sono grandi, hanno anche loro figli grandi, ma il principio resta lo stesso. Viviamo in un paradiso: la parola significa un giardino recintato. L’Italia è italiana da trecento anni prima di Pompei. L’Inghilterra è inglese solo da Geoffrey Chaucer, l’America è americana solo da George Washington. Diventare italiano è stata un’esperienza profondamente commovente, e anche un privilegio. Non so perché abbiamo rimandato per così tanto tempo la nostra cittadinanza.
Questa regione credo l’abbia ispirato profondamente con la sua storia, gli etruschi, il rinascimento, le maestranze di bottega, solo per citarne alcuni, riferimenti che si ritrovano indubbiamente nella sua poetica. Ecco, può dirci due parole su questo?
L’arte etrusca viene dalla Grecia, ma ha un lato oscuro che appartiene alla Toscana. L’arte romana ha creato un rapporto con gli Etruschi, e ha un sapore diverso sia da loro che dall’arte greca. Penso a tutto cio’ con le mie mani. Puoi pensare con l’argilla con la stessa attenzione con cui pensi con le parole, e l’unico commento che puoi fare su un’opera d’arte è un’altra opera d’arte. La tradizione italiana è infinitamente più forte di quella inglese. Ne sono ossessionato.
Quest’anno sarà l’artista ospite del Chianti Natural Festival e il tema di questa terza edizione sarà la donna e la violenza di genere in particolare. Molti degli incontri saranno focalizzati su questo argomento. Secondo Lei, che ha raffigurato la donna in molte Sue opere, come viene vista ancora oggi la figura femminile?
Naturalmente sono totalmente contrario a qualsiasi tipo di violenza contro le donne. Detesto l’idea del patriarcato e il suo presupposto che gli uomini sappiano meglio. Quando si tratta di vivere, non sanno fare affatto. Vivo in un matriarcato governato dal consenso tra mia moglie e le nostre figlie. A questo formidabile trio recentemente si è aggiunta la nuova generazione, e anche qui le due giovani donne hanno pari diritti con i due giovani uomini. Spero che questa struttura egualitaria continui con i loro figli, ma a quel punto saremo morti.
Le Sue opere che verranno esposte nei giardini comunali sono tutte in terracotta e rappresentano tutte figure femminili. Quale è il suo rapporto con il mondo femminile e la sua rappresentazione in virtù della sua esperienza di figlio di una madre musicista, marito di Maro Gorky padre delle sue due figlie e oggi anche nonno delle sue nipotine?
Anche se simpatizzo per l’idea che le donne siano oppresse, c’è un limite a quanto posso vedere la figura femminile come vittima nell’arte. Il concetto dello “sguardo maschile” come qualcosa di predatorio è per me inaccettabile. Siamo tutti oggetti. Cerchiamo tutti di apparire belli. C’è qualcosa di sbagliato nel cogliere questo nell’arte? L’idea che Picasso debba essere “cancellato” perché trattava male le donne nella sua vita è per me orribile. Li ha trattati meravigliosamente nella sua arte, e questa è la sua redenzione. L’arte è redenzione. Non esiste altra.