Chianti General Service Magazine n. 3

Adesso, che gradualmente stiamo tornando a vivere, vogliamo regalarvi il nostro nuovo Magazine…un inno alla “rinascita”  in un condensato di letture interessanti e stimolanti.

IL PAESAGGIO CULTURALE

Architetto Nunzia De Comite

“Paesaggio è percezione individuale e collettiva. Paesaggio è anche sedimento, rigore, illusione. Però preferiamo intendere il paesaggio come opportunità, sempre occasione di progetto, a partire da cui gli strati di conoscenza e informazioni si intendono epidermicamente, si accarezzano e allo stesso tempo si intrecciano, si diluiscono, si influenzano e si potenziano.” Jordi Bellmunt in “Questo è paesaggio, 48 definizioni”, a cura di Franco Zagari, Carlo Mancosu, m.e. Architectural bookj and review, Roma, 2006. 

Il paesaggio, spesso erroneamente identificato come “panorama” meglio se incontaminato, contesto naturale quand’anche coltivato, è un entità molto più complessa in cui la materia vegetale, che pure può farne parte, è solo una piccola componente, un tassello di una struttura culturale stratificata e dinamica. Paesaggio è infatti un territorio (urbano oppure no) la cui forma deriva dalla percezione che di esso ne hanno i suoi abitanti e dalle trasformazioni che in esso vengono attuate da fattori antropici oltre che “biotici o abiotici” (come ci suggerisce in alcuni suoi scritti J, Nogué, professore ordinario di Geografia umana a Girona in Spagna). 


Quest’onda d’urto partita dai nuclei privati si sta espandendo anche fuori dalle nostre case così che città come Siena, ad esempio, si sono inaspettatamente animate senza che qualcuno si opponesse in maniera sterile, all’uso antico della strada per conversare, osservare, mangiare, aspettare che il tempo scorra ma accettandone con sollievo la trasformazione come esorcismo al silenzio e alla solitudine vissuta nei mesi passati.

Anche le campagne vicino alle periferie sono state riscoperte come nuovi parchi urbani destrutturati, da percorrere con rispetto delle produzioni in atto applicando un impegno specifico di conoscenza per un mondo non sempre parte integrante delle nostre giornate se non nel migliore dei casi come sfondo fuori dal finestrino dell’auto.

Se questa trasformazione di matrice nuova e “invisibile”, possa determinare cambiamenti strutturati nelle nostre abitudini e nella nostra modalità d’uso e occupazione dello spazio pubblico è ancora da vedere, certo è che ha stiracchiato, spiegazzato e ricomposto in una nuova struttura il paesaggio culturale delle nostre vite, delle nostre case, delle nostre città e campagne.