
IL MIRTO
E’ tempo di fare il liquore di mirto!

Descrizione e habitat
Il Mirto (Myrtus communis) della famiglia delle Myrtaceae é un arbusto sempreverde tipico della Macchia Mediterranea bassa dove vive in consociazione con Lentisco, Rosmarino e Cisto.
Dal profumo aromatico e resinoso, dovuto alla presenza di mirtenolo, è una specie a lento accrescimento, molto longeva, che può oltrepassare il secolo di età. In Italia è diffuso principalmente nelle zone costiere, nelle isole dove cresce anche in zone più interne si può riscontrare fino ai 500 metri s.l.m..
Nonostante sia una specie che teme il freddo intenso prolungato e le gelate, è possibile trovarlo anche in alcuni boschi sia in provincia di Siena che di Firenze su terreni sabbiosi e ben drenati ad esposizione sud.
Le foglie sono semplici, di forma ellittica, a margine intero, con apice acuto, di lunghezza variabile da 2 e 4 cm. La pagina superiore della foglie è di colore verde scuro e lucida; questa caratteristica determina un’azione riflettente
delle foglie che, deviando una parte dei raggi solari, evita alla pianta danni da eccessiva insolazione. La pagina inferiore è di colore verde chiaro e opaca.
I fiori sono bianchi e vengono portati da lunghi peduncoli, sbocciano fra maggio e luglio ed hanno un profumo molto intenso,
I frutti sono bacche blu-nerastre pruinose raramente bianche, giungono a maturazione fra novembre e dicembre e di solito persistono sulla pianta sino a gennaio.
Miti, leggende ed uso nel tempo
Mirto, il nome italiano di questa pianta deriva dal latino “myrtus” che a sua volta deriva dal greco “myrtos” avente la stessa radice di “myron”, nome dell’olio sacro utilizzato nei riti di iniziazione cristiana e che nelle tradizioni orientali viene preparato esclusivamente dal Patriarca.
Secondo la mitologia greca Myrsine era una fanciulla dell’Attica che dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara ginnica e non avendo questo accettato la scofitta la uccise. La dea Atena ne ebbe pietà e la trasformò in una pianta che in suo ricordo prese il nome di Myrtos.
Da qui la tradizione Greca di utilizzare il mirto per incoronare i vincitori dei giochi dell’Elide, competizioni olimpiche che si tenevano ad Elis, città del Peloponneso.
Il Mirto per i greci rappresentava anche l’oltretomba. Questo significato è derivato dal mito di Dioniso che, quando scese nell’Ade per liberare la madre Semele, dovette lasciare in cambio una pianta di Mirto.
La mitologia romana ci racconta che Venere, nata dalla schiuma del mare di Cipro, accortasi che un satiro la spiava si nascose dietro un cespuglio di Mirto.
Per i Romani era fra le piante considerate simbolo di Roma e nel Foro un’ara era consacrata a Venere Mirtea.
Esso simboleggiava fecondità, con questa pianta si facevano corone che venivano poste sulle teste degli sposi durante il banchetto nuziale, come augurio di una vita serena, prolifica e ricca di affetti. Plinio ama definire la pianta
con il termine “myrtus coniugalis”.
Aulo Gellio, vissuto a Roma fra il 125 e il 180 d. C., nella sua opera Noctes Atticae (Le Notti Attiche) ci dice che una corona di mirto era utilizzata come onorificenza al generale cui fosse stata tributata dal
Senato una “ovatio”, ma non il trionfo.
Questo accadeva quando la vittoria militare era stata ottenuta con particolare facilità e in tal caso si affermava che la vittoria non provenisse da Marte ma da Venere.
Come fare un ottimo liquore con le bacche di mirto
Per fare questo buonissimo liquore si raccolgono le bacche di mirto fra novembre e i primi giorni di gennaio. La raccolta può essere fatta semplicemente a mano oppure usando un apposito rastrello facendo attenzione a non rovinare le piante. In un vaso di vetro a chiusura ermetica si mettono le bacche e si coprono di alcool per liquori a 95°, si lasciano riposare per circa 2 mesi al buio in un luogo fresco. Si agita il vaso di tanto in tanto e si rabbocca l’alcool facendo in modo che le bacche siano sempre coperte almeno per 2 dita. Quindi si filtra e, meglio con l’apposito torchietto per liquori, si premono le bacche intrise di alcool. Si prepara uno sciroppo con acqua e zucchero (io di solito metto 300 gr. di zucchero bianco di canna biologico in 6 dl di acqua fredda e lo porto ad ebollizione lentamente per non caramellare facendolo bollire per circa 5 minuti). Quando lo sciroppo si è ben raffreddato si unisce all’alcool aromatizzato. Io consiglio una diluizione con il rapporto di 1 a 2 cioè un mestolo di alcool e 2 di sciroppo. Se si vuole meno alcolico si aggiunge una quantità superiore di sciroppo, al contrario se si preferisce più acolico. Si lascia stagionare per 1 settimana in bottiglie scure in frigorifero. Si serve freddo.
E concludo con un estratto da “La pioggia nel pineto” di Gabriele d’Annunzio [da Alcyone, 1902 – 03] dove questa pianta insieme ad altre appare in tutta la sua sensualità.
[…] Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti
[…] E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita …

Autore: Maddalena Zuddas
Guida Ambientale Escursionistica e Guida Turistica
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