Fiat Lux
“Dio disse: e la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte e fu sera e fu mattina: primo giorno.”
E l’uomo cominciò a pensare di illuminare anche le tenebre e così iniziarono le prime lume da accendersi per rischiarare al minimo la notte, nel tempo si perfezionarono e si pensò che anche una luce proveniente dall’alto sarebbe stata più utile.
I primi lampadari venuti a nostra conoscenza risalgono ad una civiltà molto avanzate e raffinata: il popolo etrusco .
Dapprima erano semplici cerchi di ferro muniti di spunzoni su cui venivano inserite candele e tramite una corda portati in alto, poi si costruirono oggetti molto lavorati e sofisticati soprattutto per i luoghi di culto.
L’esempio più affascinante si trova nel Museo Etrusco di Cortona: un’opera in bronzo risalente al v secolo a.c, realizzato con la tecnica della cera persa. Il lampadario è composto una parte centrale in cui veniva posto il combustibile
e da 16 beccucci lavorati con gorgone, sileni e sirene.
La complessità dell’opera fa pensare che fosse collocato in un edificio sacro.
Come poi succederà nei secoli seguenti e soprattutto nel medioevo dove i lampadari appesi erano una caratteristica delle chiese, e delle dimore gentilizie, come i castelli
Per lo più si trattava di opere in ferro, bronzo e ottone, in cui gli artigiano si sbizzarrivano con forme a bracci sempre collegate fra loro da due o tre cerchi. L’alimentazione era ad olio con stoppini, oppure con candele, in alcuni
casi vi era la combinazione due due tipi.
La cera, il cui uso risale agli Egiziani, diviene anche una specie di moneta di scambio, visto il suo pregio.
Col trascorrere dei secoli, il lampadario diviene sempre più un ornamento e assume le forme più complesse.
Durante il Rinascimento si usava molto ad una luce sola: coppe di materiale vitreo, con candela, sorretto da due o più catenelle e posizionati in più punti delle sale o delle chiese.
Nel XVI secolo cominciano ad apparire lampadari di cristallo di rocca, più luminoso del vetro ben più pregiato, che sono quindi una caratteristica delle dimore signorili.
Solo fra il 1600/1700 avviene la scoperta del cristallo di cui si contendono la paternità la Boemia e Murano.
L’sola veneziana diviene famosa per opere in vetro molto ingegnose e lavorate, ma con costi più accessibili. Questo ha comportato la diffusione dei suoi lampadari in tutto il mondo ed anche in strati più modesti delle società.
L’illuminazione nel 1800 avviene col gas, per cui si diffonde anche l’illuminazione pubblica delle strade, tramite lampioni alti o appesi, che venivano accesi o spenti da personale addetto.
Ad un certo punto arriva l’elettricità e tutto diviene più facile, anche se il passaggio è graduale e passano molte decine di anni, prima che ogni casa possa usufruirne.
I lampadari continuarono la loro strada, mutando nelle forme, nei materiali, nei tipi di lampadine, ma il fascino del vecchio lampadario appeso al centro delle nostre stanze, non tramonterà mai del tutto.
Qualche curiosità ci vuole per non cadere nel nostalgico ricordo del passato.
Qual’è il più grande lampadario al mondo?
Il Guinness book of records ci segnala che si trova ad Abu Dabi, nella moschea principale ed è composto da 99 bracci, e da 2500 pezzi ed è alto quasi 3 metri (non oso pensare come si faccia a pulirlo!)
A Roma però, al Teatro dell’Opera, vi è un altro gigante: diametro di 6 metri, peso di oltre 3000 kg, posizionato al centro del teatro dal 1878. Più volte restaurato è un’opera di Murano.
Il più costoso invece, si trova in una dimora privata, è del 1736. Costruito in argento è un Givenchy Royal Hannover ed ha una valutazione di 9 milioni di euro.
Questa breve storia del lampadario vi invita a pensare come ogni volta che spingiamo quei pulsanti che abbiamo in casa, potremmo tutti dire fiat lux, e la luce fu.