Giardinaggio

Cipresso.
Miti e leggende.

CUPRESSUS SEMPERVIRENS.

Cupressacee – Pinopsida – Pinophyta – Gimnosperme

Albero sempreverde alto fino a 20m, portamento snello e colonnare, fusto eretto, densamente ramoso, corteccia grigio bruna. Foglie squamiformi verde scure ricoprono completamente i rami. Numerosi fiori maschili in amenti solitari terminali di circa 3 mm di colore giallo bruno, fiori femminili in strobili sferici formati da squame verdi carnose che lignificano in seguito. I frutti sono pigne tondeggianti e legnose di colore bruno- giallastro. I semi sono piccoli rossicci con stretta ala.




La leggenda vuole che il seme del cipresso sia stato dato da un angelo a Seth che lo pose sotto la lingua di Adamo per far poi sorgere l’albero col cui legno fu fabbricata la Croce.

CIPRESSO: MITI E LEGGENDE

La leggenda vuole che il seme del cipresso sia stato dato da un angelo a Seth che lo pose sotto la lingua di Adamo per far poi sorgere l’albero col cui legno fu fabbricata la Croce. Un altro mito racconta del bel Ciparisso che uccide accidentalmente il suo amato cervo e per consolarlo Apollo lo trasforma in albero simbolo del lutto ma anche di accesso all’eternità.

La pianta è comunemente ritenuta simbolo della mestizia, dell’austero raccoglimento, del ritiro in se stessi per la meditazione, per soffrire il dolore di affetti perduti e ricordi di persone scomparse. Compare quindi nei cimiteri o nelle loro vicinanze, a segnare vialetti che dividono spazi di tombe, intorno alle cappelle, lungo i muri di cinta e ai lati dei viali che portano ai cancelli d’ingresso.

È evidente che alcune caratteristiche di questo albero hanno esercitato particolari suggestioni: ha un legno resinoso immarcescibile, particolarmente resistente all’umidità, tanto che veniva usato per fare le bare fin dai tempi degli egizi i quali pare lo preferissero alle altre piante

Il profumo che emana, soprattutto quando è investito dai raggi del sole, lo fa simbolo di salute, di omaggio d’incenso rivolto al cielo.

Si vuole che la radice della pianta raggiunga profondità considerevoli: il ramo principale affonda nella terra almeno per la stessa lunghezza in cui l’albero si protende nel cielo, mentre le diramazioni secondarie scendono ancora di più.

Per questo è stato considerato nel paganesimo, insieme al tasso, la pianta che è più in contatto con le regioni sotterranee, i mondi inferi ed era consacrato al culto di Plutone, sovrano del regno dei morti, collegamento alla ritualità funebre che ancora conserva. Uscendo dal regno delle tenebre e dei morti sale con slancio verso il cielo, segnando un altro simbolo della vita e dell’uomo.

CIPRESSO IN TOSCANA

Il cipresso Toscano o Cipresso Nero (Cupressus sempervirens) è diventato un elemento caratterizzante del paesaggio toscano, pur essendo venuto da molto lontano. Si stima che sia arrivato in Italia dall’Asia Minore prima della colonizzazione romana, per cui è probabile che a importarlo siano stati gli Etruschi, gente stravagante e popolo d’artistoidi.

In questa terra si è ambientato bene: segna crocevia, viali, cappelle, tabernacoli, chiese e cimiteri, cime di colline, fontane. Fino a poco tempo fa godeva fama d’essere una pianta robusta, resistente alle malattie e ai parassiti, un po’ sensibile al freddo per cui non sale ad altitudini montane.

Una scoperta per i  pittori della fine del Medio Evo e soprattutto a quelli del Rinascimento che si giovarono delle cuspidi arboree, delle ordinate matasse verdi per spartire lo spazio, i cieli, il paesaggio. Celebri sono quelli del Beato Angelico, di Benozzo Gozzoli, di Sebastiano Mainardi, di Paolo Uccello, Leonardo da Vinci, Domenico Veneziano.

La particolarità della Toscana è quella d’aver fatto di questa pianta un elemento monumentale, d’ornamento e orientamento, mentre altrove, soprattutto nel Meridione, è inteso come pianta funerea, adatta ai cimiteri, alle cappelle e alle chiese.

Qualcuno afferma che dipende da un fatto pratico: siccome lo sviluppo delle radici è verticale, come il suo tronco, si preferisce piantarlo nei cimiteri dove non danneggia le tombe.

Pare dunque che solo i toscani sappiano piantare i cipressi nei posti giusti, proprio quelli che agli occhi degli altri sembrano i più sbagliati: in cima ai cocuzzoli, in radure aride, in mezzo alle macchie, e i cipressi gli ci crescono per dispetto, ci stanno bene e sono come gemme del paesaggio. 

Plinio il Vecchio riporta dell’utilizzo del cipresso nei lavori agricoli per separare i filari dei frutteti e per sostenere la vite. Giovani esemplari di cipressi venivano sistemati per difendere i campi coltivati dall’assalto degli stormi e per cacciare gli uccelli attraverso le stesura di apposite reti. Il cipresso veniva impiegato anche come sostegno dei pagliai dopo avervi asportato i rami.

I cipressi intorno alle coloniche sono testimoni dell’antica usanza secondo cui le famiglie patriarcali piantavano un esemplare vicino alla casa in occasione della nascita di ogni figlio.

Questa consuetudine riprende quella diffusa in epoca Romana, secondo la quale veniva piantato un boschetto di cipressi alla nascita di ogni fanciulla perché con il tempo andasse a costituire la sua dote.

La varietà a chioma larga è stata frequentemente impiegata per costituire barriere frangivento a difesa delle colture agrarie. Oggi, in Toscana, è immancabile l’impianto di nuovi cipressi intorno alle coloniche o lungo i viali di accesso, a testimonianza di una tradizione ancora viva che rende impossibile rinunciare a questa pianta.

Come coltivare il cipresso toscano

La coltivazione del cipresso toscano  è semplice. Al momento della messa a dimora è importante rispettare una certa distanza tra le piante: la distanza ideale si aggira intorno ai 300 cm, si tratta infatti di piante sempreverdi che a lungo andare raggiungono dimensioni molto elevate. Il  cipresso toscano raggiunge notevoli dimensioni: un’altezza di 18/22 metri e una larghezza di 250 – 300 cm circa

Per coltivare il cipresso e mantenere la siepe in salute, sono necessarie  cure costanti: potatura, irrigazione, concimazione e, preferibilmente, pacciamatura del suolo. Il cipresso  ha bisogno di una potatura leggera ma costante almeno due volte all’anno soprattutto nella prima fase di crescita.

Le  piante piccole avranno bisogno di un tutore robusto che possa favorire l’attecchimento delle radici al suolo senza le interferenze del vento.

Prima di piantare il cipresso toscano è importante eseguire una vangatura profonda del terreno incorporando, vangata dopo vangata, del letame ben maturo (o stallatico). Lo stallatico e, più in generale il letame, è un ammendante utilissimo al terreno, in grado di rilasciare sostanze azotate indispensabile per favorire la  crescita dei cipressi

CANCRO DEL CIPRESSO

Il cancro del cipresso è un’infezione causata dal fungo deuteromicete melanconiale Seridium cardinale (Wag) Sutton (sin: Coryneum cardinale Wag). Questa malattia è stata segnalata per la prima volta in Nord America nel 1928. Si è diffusa successivamente in altre regioni di quel continente e poi in Nuova Zelanda (1933) ed in Europa (1944)

Il cancro del cipresso si manifesta con l’ingiallimento, l’arrossamento ed il successivo disseccamento dei rametti e procede, in alcuni casi, dall’alto verso il basso e dall’esterno verso l’interno, coinvolgendo porzioni sempre più grandi della pianta.

Alla base dei rami colpiti, ma, in alcuni casi, anche sulle branche e sui fusti, si nota la fuoriuscita di resina (nel Cupressus arizonica e nel Cupressus glabra questo sintomo non è specifico in quanto la colatura di resina può essere fisiologica). Il legno (sottostante) appare di un colore brunastro che contrasta con il colore chiaro della parte sana. In seguito l’infezione si manifesta anche esternamente, con imbrunimenti, depressioni e spaccature della corteccia.

Un’importante fonte di diffusione è rappresentata dal materiale vivaistico infetto. Il fungo agente del cancro del cipresso  si propaga inoltre con il vento, le piogge. E la resina. La penetrazione del patogeno all’interno della pianta è condizionata dalle lesioni provocate dal gelo, dalla grandine, da potature, da insetti o altro. I periodi più favorevoli alla contaminazione sono la primavera e l’autunno con temperature miti ed elevata umidità. La malattia può essere trasmessa anche dai Coleotteri  ospiti delle piante di cipresso infette, che possono fungere da vettori accidentali 

Lotta

La lotta deve essere soprattutto preventiva, evitando l’acquisto di piante infette in vivaio, asportando e distruggendo tempestivamente le parti di pianta colpita, trattando accuratamente i tagli di potatura con benzimidazolici, disinfettando gli attrezzi impiegati utilizzando alcool etilico o sali quaternari di ammonio